L'Italia dopo il 1961. La grande trasformazione by Mario Dogliani Sergio Scamuzzi

L'Italia dopo il 1961. La grande trasformazione by Mario Dogliani Sergio Scamuzzi

autore:Mario, Dogliani,Sergio, Scamuzzi [Dogliani, Mario Scamuzzi, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Percorsi
ISBN: 9788815326362
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


3. Il ritorno del tradizionalismo

I processi di unificazione culturale che, con grande rapidità, si sono realizzati nei vent’anni che vanno dai primi anni Sessanta ai primi anni Ottanta, hanno indubbiamente eroso anche un aspetto del particolarismo culturale italiano, quello delle cosiddette subculture territoriali, che merita un discorso a parte per quanto riguarda il rapporto con l’integrazione nazionale.

Le subculture, infatti, secondo la teoria, rappresentano specifiche identità collettive, che si ricollegano a linee di frattura rinvenibili nel processo storico di costruzione della nazione. Se dunque in una cultura nazionale, in particolare per quanto riguarda le credenze e le ideologie, prevalgono distinte e contrapposte configurazioni di valori radicate in contesti locali, questo sarebbe un segno di arretratezza, frammentazione culturale e di un’imperfetta integrazione nazionale e legittimazione istituzionale. Ciò faceva parte dell’anomalia che gli studiosi ritrovavano nella società italiana degli anni Cinquanta e Sessanta[33].

La ricerca successiva, tuttavia, ha meglio delineato i contorni delle subculture presenti in Italia, definendole come «subculture politiche territoriali». Queste, identificate in un primo tempo su basi esclusivamente elettorali, hanno assunto poi una profondità storica e caratteri socio-culturali specifici, costituiti da tradizioni, credenze, valori, linguaggi, pratiche e relazioni sociali[34]. Sono stati ricostruiti i processi attraverso cui la mancata integrazione delle masse nello Stato post-unitario ha generato poteri e culture locali in opposizione tra loro e rispetto allo Stato. Da un lato il «socialismo municipale» insediato nel Centro Italia (la cosiddetta «Zona Rossa»), incardinato nelle reti locali delle camere del lavoro, delle case del popolo, delle cooperative, delle sezioni di partito. Dall’altro la subcultura cattolica collocata nel Nord-Est dell’Italia (la «Zona Bianca»), radicata nelle reti delle parrocchie, delle associazioni religiose, delle società di beneficenza e nel variegato collateralismo della Chiesa. È stato, inoltre, rilevato il carattere di sistema locale integrato delle subculture, accomunate, al di là del diverso orientamento politico-ideologico, da un tessuto economico e sociale assai simile, basato sulla piccola impresa e sul ruolo della famiglia e della comunità locale[35].

Si è osservato che la peculiarità delle subculture risiedeva non solo nell’esprimere un orientamento politico-elettorale omogeneo (fenomeno ampiamente studiato), ma nel tessere una vasta trama di rapporti interpersonali, associativi, di solidarietà, di fiducia e nel riprodurre, attraverso questa, l’adesione a valori comuni e senso di appartenenza alla comunità locale. All’interno del proprio contesto, dunque, entrambe le subculture esercitavano la medesima funzione di collante sociale in grado di generare spirito civico. Contrariamente alla considerazione tutta negativa delle ricerche compiute negli anni Cinquanta dagli scienziati sociali americani, gli studiosi italiani hanno sottolineato che le subculture territoriali hanno agito in Italia come forze integrative del tessuto sociale e culturale almeno fino alla fine degli anni Settanta. Si trattava in realtà di uno dei tanti paradossi italiani.

Il paradosso, in questo caso, consiste nel fatto che l’integrazione che queste subculture riuscivano a fornire superava, è vero, gli orizzonti ristretti del campanilismo e del familismo. Tuttavia, poiché ognuna a modo suo esprimeva un antagonismo rispetto al centro nazionale, non potevano costituire un’autentica fonte di legittimazione politica né consolidare quel senso di identificazione nazionale storicamente assai debole. Se è



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